La morte improvvisa da infarto: consapevolezza dell'anima e le sue reazioni
LA MORTE IMPROVVISA DA INFARTO
Il nostro corpo fisico è una perfetta macchina mossa da stimoli cerebrali i cui meccanismi del movimento, delle emozioni e delle reazioni fisiche sono ben noti e studiati dalla scienza quindi possiamo evitare di parlarne. Meno conosciute, però, sono le caratteristiche delle intuizioni, premonizioni e spesso anche di alcuni talenti e capacità. Sappiate che nel momento in cui sopraggiunge un infarto, un aneurisma, o qualunque rottura che vi lasci solo pochi istanti di vita, la vostra anima ne è già al corrente da molto tempo. L’infarto è, del resto, la manifestazione di un problema esistente, annunciato da segnali e sintomi quasi sempre trascurati, ma comuni a tutti coloro che hanno vissuto questa drammatica esperienza. Se dunque il corpo fisico è già consapevole del danno a cui andrà incontro, figuriamoci se non lo è l’anima che, con tutta probabilità, ha recepito ed è cosciente del proprio destino fin dalla sua prima interazione con la materia. Purtroppo, nonostante faccia molti tentativi per comunicarcelo, l’incapacità di riuscire ad ascoltarla ha il sopravvento e quasi mai riesce ad avvertirci in tempo. La morte improvvisa dovuta ad un infarto lascia l’anima molto meno spaesata rispetto alla morte improvvisa da trauma; tuttavia le proiezioni cerebrali nel mondo astrale sono, anche in questo caso, in stretto legame con il mondo reale, poiché la parte mentale rimane decisamente impreparata e prosegue il suo programma terreno. Come vi ho detto, lo spirito è sicuramente consapevole e di fatto nasce, spesso, un conflitto tra la mente e l’anima, come se quest’ultima dicesse a se stessa: “ma chi vuoi prendere in giro? Lo sai benissimo che cosa è successo!” Ci capita spesso di mentire a noi stessi sapendo benissimo di farlo, ma con l’illusione-giustificazione che tale menzogna potrebbe essere credibile per chiunque. Questa è la caratteristica principale del tipo di morte di cui stiamo parlando, una consapevole bugia ricca di speranza, con cui tentiamo di eludere la triste realtà. L’improvvisa dipartita fa sì che io continui a vivere come se non mi fosse successo nulla, o come se qualcuno mi avesse salvato in tempo, alternando interazioni con il mondo reale e il mondo astrale. Contemporaneamente però, compare dentro di me quella vocina che mi fa dire “finiamola di prenderci in giro, lo sappiamo entrambi”. Per un po’ rimane una fastidiosa sensazione di dolore al petto (anche se è improprio parlare di dolore), un grande rammarico e un profondo senso di frustrazione; poi il fatalismo prende il sopravvento e l’anima si fa più serena iniziando il distacco dal mondo reale e procedendo verso la strada che dovrà prendere. Una sorte di triste rassegnazione dovuta al fatto che a nessuno, se non a se stessa, può attribuire la responsabilità degli eventi che l’hanno portata alla dipartita. Ovvio che tutto ciò è a prescindere dai rapporti lasciati tra i viventi, poiché più forti saranno i legami, più cose avrà lasciato in sospeso e più ritarderà l’inizio del suo vero percorso.
Preservare il Mondo in cui vi viviamo è un piccolo passo per salvare noi stessi; preservare noi stessi è un piccolo passo per salvare il Mondo in cui viviamo.